con la colaboración cientí­fica de
ISSN 2611-8858

Temas

Orden de detención europea

Una historia interminable: el caso Puigdemont y la orden de detención europea

La larga película sobre la orden de detención y el ex President de la Generalitat ha dado un nuevo giro de guion con su aplicación por las autoridades judiciales italianas, que tras considerar la euroorden activa detuvieron al Sr. Puigdemont en Cerdeña, para después dejarlo en libertad. El embrollo de este nuevo episodio es de tal calibre que ayer mismo el juez instructor de la causa consideró oportuno enviar una nota aclaratoria acerca de la vigencia de la eurorden. Tres son las cuestiones a debate, la primera la relativa al alcance de la inmunidad; la segunda, que es probablemente la más compleja, la que concierne a la suspensión o no de la euroorden; la tercera, sobre la que aún no se ha realizado comentario alguno, la doble incriminación, esto es, si la conducta realizada por el Ex President, considerada por el TS como delito de sedición, constituye una conducta delictiva también en Italia.

Reconocimiento mutuo, orden público e identidad nacional: la doble incriminación como ejemplo

El texto analiza cómo debe interpretarse la doble incriminación en el marco del principio de reconocimiento mutuo tras la polémica surgida en el caso Puigdemont. En la entrada se mantiene que los jueces alemanas han realizado al denegar la entrega por delito de rebelión una interpretación errónea de la decisión marco que establece la orden de detención europea y contraria al art. 82 del TFUE. La identidad nacional, según el autor, es el criterio que debe guiar la interpretación judicial de la doble incriminación.

Mandato di arresto europeo e diritti fondamentali: recenti itinerari “virtuosi” della Corte di giustizia tra compromessi e nodi irrisolti

Il saggio affronta il problema del rapporto fra il meccanismo del mandato di arresto europeo, ispirato da finalità repressive, e la tutela dei diritti fondamentali della persona ricercata dallo specifico angolo visuale costituito da alcune pronunce della Corte di giustizia. In tempi recenti, infatti, i giudici di Lussemburgo hanno percorso itinerari “virtuosi”, che, senza disconoscere gli approdi della giurisprudenza precedente, documentano una nuova sensibilità per la protezione dei diritti fondamentali. Permangono, tuttavia, aspetti compromissori e nodi irrisolti, che vengono analizzati in chiave critica.

Limiti all’estradizione per reati di terrorismo davanti agli obblighi di tutela dei diritti umani

Il procedimento di estradizione, regolato tanto da apposite Convenzioni quanto dalle suppression conventions in materia di terrorismo, si rende talvolta inapplicabile in quanto incompatibile con gli obblighi di tutela dei diritti umani. Nel presente contributo ci si soffermerà sul divieto di estradizione nei casi in cui l’estradando rischi di subire, nel Paese richiedente, trattamenti inumani o degradanti, in violazione dell’articolo 3 CEDU.

Il diritto alla “dual defence” nel procedimento di esecuzione del mandato di arresto europeo: dalla direttiva 2013/48/UE alla direttiva (UE) 2016/1919

Lo scritto analizza il diritto alla “duplice difesa” nel procedimento di esecuzione del mandato di arresto europeo alla luce dei collegamenti fra la direttiva 2013/48/UE, da poco attuata nel nostro ordinamento con il d.lgs. 15 settembre 2016, n. 184, e la direttiva (UE) 2016/1919.

Il mandato di arresto europeo dalla decisione quadro del 2002 alle odierne prospettive

Lo scritto ripercorre brevemente il cammino del mandato di arresto europeo dalla decisione quadro originaria ai nostri giorni, soffermandosi in particolare sulle nuove prospettive di garanzia finalizzate a bilanciare la natura repressiva di tale strumento.

Procedimento penale, diritto di difesa e garanzie partecipative nel diritto dell’Unione Europea

Gli ultimi due decenni hanno visto rafforzarsi nello scenario multiculturale europeo una concezione fortemente partecipativa di giustizia penale che, dovuta specie all’opera della giurisprudenza di Strasburgo, sta progressivamente diffondendosi in diversi settori del diritto processuale penale negli ordinamenti nazionali. All’interno del quadrante dell’Unione europea, superata la prima fase di normazione all’interno del III Pilastro, l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona ha posto le basi per l’avvio di un impegno delle istituzioni dell’Unione vòlto al consolidamento di standard minimi di tutela del diritto di difesa in relazione non solo alle procedure di cooperazione ma anche ai procedimenti nazionali. Sebbene ciò abbia dato avvio a una nuova stagione d’intensa attività normativa, il carattere abbastanza frammentario delle riforme varate fa sì che la voce e la partecipazione di privati all’amministrazione della giustizia penale sia ancora debole. Il presente scritto analizza il cammino percorso dall’Unione europea negli ultimi due decenni verso il rafforzamento di difesa nell’ambito di procedure sia nazionali sia transfrontaliere, verificando inoltre se e in che misura l’armonizzazione operata dall’Unione soddisfi i livelli di tutela richiesti dalla giurisprudenza di Strasburgo e stabiliti nei sistemi costituzionali nazionali.