con la colaboración cientí­fica de
ISSN 2611-8858

Temas

Tortura

Primer juicio mundial por crímenes estatales en Siria

Un tribunal alemán condena a un ex agente del régimen de Assad por crímenes de lesa humanidad sobre la base del principio de jurisdicción universal.

Tortura de Estado en Siria: ha empezado en Alemania el primer juicio en el mundo sobre crímenes internacionales cometidos por el régimen de Assad

El primer juicio penal en todo el mundo sobre la tortura de Estado en Siria ha empezado en Coblenza (Alemania) el 23 de abril de 2020. Los acusados son dos ex altos funcionarios del Servicio General de Inteligencia del Presidente Bashar al-Assad de Siria y se enfrentan a cargos por delitos internacionales cometidos en la prisión Al-Khatib de Damasco. El juicio marca un logro histórico en la justicia penal internacional; de hecho, es el primer juicio basado en el principio de la jurisdicción universal contra funcionarios del Estado sirio. Además, el juicio de Al-Kathib, junto con otros procedimientos celebrados en algunos otros Estados europeos, es actualmente la única forma para determinar la responsabilidad por los graves delitos cometidos en el marco del conflicto de Siria

Sepolti vivi. Il carcere al tempo delle Pratiche criminali: riti antichi per funzioni nuove

Il saggio intende ripercorrere in chiave storico-giuridica le tappe evolutive del carcere: da strumento destinato ad assicurare la presenza dell’imputato al processo e all’esecuzione della sentenza a luogo di detenzione in forma sanzionatoria. Osservatorio privilegiato di indagine sono le Pratiche criminali di area italiana: un genere letterario di rilevante importanza nell’età moderna, testimonianza insostituibile di quella straordinaria miscela di legislazione, dottrina, giurisprudenza e prassi fondativa del diritto comune. Le Pratiche contengono un’analisi originale del carcere quale luogo di reclusione in attesa di giudizio; dettano linee guida volte a disciplinare i delicati rapporti tra carcerieri e detenuti, ispirati a un misto di garantismo e di terrore; descrivono le modalità e le caratteristiche dei luoghi destinati ad accogliere i prigionieri, per evitare forme di aberrazione e di tortura. In esse si trovano già anticipati i temi che diverranno oggetto di analisi e di dibattito dal Settecento in poi, quando si comincia a individuare nel carcere la pena per eccellenza, emblema di una società civile che ripudia lo splendore dei supplizi dei secoli antecedenti. Eppure, esso continua a mantenere nei secoli i tratti aspri e afflittivi che le Pratiche delineavano (e che, al tempo stesso, cercavano di moderare in un delicato equilibrio tra umanità e repressione). E tutto ciò non può non porre interrogativi anche al giurista di oggi sul tema della condizione carceraria, di fronte alla quale lo storico non può non avvertire echi del passato.

Repressione penale della tortura e Costituzione: anatomia di un reato che non c’è

In una Carta costituzionale che non conosce altri obblighi di criminalizzazione, il reato di tortura è il solo ad essere imposto e preteso. Eppure, nonostante quanto prescritto dall’art. 13, 4° comma, Cost. e dai relativi obblighi internazionali in materia, nel codice penale persiste l’assenza di un’apposita fattispecie repressiva. Che fondamento giuridico hanno le molteplici strategie argomentative adoperate a giustificazione di questo persistente vuoto di repressione penale? Quali, invece, sono le sue autentiche ragioni ordinamentali? E come mettere a valore il divieto internazionale di tortura già ora, nell’ambito del sindacato di costituzionalità delle leggi? L’indagine risponde a tali interrogativi, affrontando un fenomeno – la tortura – irriducibile al principio di legalità eppure non estraneo al nostro ordinamento, come accertato in non isolati pronunciamenti giurisdizionali.