La prima condanna per crimini internazionali commessi dal regime di Bashar al-Assad

La Germania applica il principio di giurisdizione universale alle torture commesse da un ex funzionario di Stato siriano

Lo scorso 24 febbraio il Tribunale di Coblenza (Germania) ha condannato Eyad A. a quattro anni e sei mesi di reclusione per aver coadiuvato e favorito crimini contro l’umanità, commessi in occasione di trenta episodi di tortura nei confronti di dissidenti del regime siriano. La condanna interviene nell’ambito del procedimento tedesco, inaugurato il 23 aprile 2020 contro due ufficiali dei servizi di sicurezza del regime di Bashar al-Assad, in servizio presso il “Dipartimento 251” della prigione Al-Khatib di Damasco. È attesa per ottobre 2021 la sentenza nei confronti del coimputato Anwar R., accusato, in qualità di superiore militare della struttura tra il 2011 e il 2012, della tortura di almeno 4000 detenuti, di diversi episodi di violenza sessuale, nonché dell’omicidio di 58 dissidenti.

Il procedimento si inserisce nelle c.d. “indagini strutturali” (Strukturverfahren) svolte dalle autorità tedesche, con la preziosa collaborazione di avvocati ed organizzazioni a tutela dei diritti umani, per i crimini internazionali commessi nel contesto del conflitto siriano. Fin dal 2016, infatti, le vittime del regime hanno presentato in Germania diverse denunce nei confronti di esponenti del governo siriano, con l’aiuto degli avvocati Anwar Al-Bunni (Syrian Center for Legal Studies and Research), Mazen Darwish (Syrian Center for Media and Freedom of Expression) e dell’European Center for Constitutional and Human Rights (ECCHR) con sede a Berlino.

Eyad A. ed Anwar R., oggetto nel febbraio 2018 di un mandato di arresto della Corte suprema federale tedesca, erano stati riconosciuti proprio dall'avvocato siriano Al-Bunni presso un centro per rifugiati in Germania. Per oltre sessanta giorni d’udienza i giudici hanno raccolto le dichiarazioni di testimoni e vittime, ed hanno altresì analizzato importanti evidenze probatorie, come le fotografie (cd. ‘Caesar files’) trapelate attraverso un ex ufficiale della polizia militare siriana, che mostrano i corpi di persone uccise e torturate nei centri di detenzione in Siria tra maggio 2011 e agosto 2013. Il tribunale di Coblenza ha, quindi, ritenuto integrato l’elemento di contesto dei crimini contro l’umanità (paragrafo 7 del Codice tedesco dei crimini contro il diritto internazionale), alla luce del ricorso sistematico alla violenza da parte dell’apparato statale di Assad per reprimere gli oppositori politici del regime.

La sentenza emessa nei confronti di Eyad A. costituisce la prima condanna al mondo per crimini internazionali di Stato in Siria e rappresenta, pertanto, un momento fondamentale per la giustizia penale internazionale. Si tratta, infatti, della prima decisione nei confronti di un membro del regime siriano fondata sul principio della giurisdizione universale, sancito dal paragrafo 1 del Codice tedesco dei crimini contro il diritto internazionale. Il principio di giurisdizione universale consente, infatti, l'indagine e il perseguimento di crimini internazionali commessi all'estero pur in assenza di qualsiasi legame con la Germania, i.e. senza che risultino integrati né il criterio di personalità attiva o passiva, né quello territoriale.

I processi nazionali, aperti in Germania e in alcuni altri paesi europei (come Austria, Norvegia e Svezia) sulla base del principio della giurisdizione universale, costituiscono l’unica via al momento percorribile per accertare le responsabilità per le gravi violazioni del diritto penale internazionale commesse nel contesto del conflitto siriano. Come noto, infatti, si tratta di crimini al di fuori della giurisdizione della Corte penale internazionale (Cpi), poiché la Siria non è membro del suo Statuto istitutivo. Inoltre, le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che avrebbero potuto portare la situazione siriana di fronte alla Corte penale internazionale ai sensi dell’articolo 13 Statuto Cpi, sono state bloccate dal veto di Russia e Cina.

Come affermato dal Segretario generale di ECCHR, Wolfgang Kaleck, “Speriamo che il verdetto possa motivare altri procuratori europei ad iniziare simili processi. L’obiettivo è di continuare a portare alla giustizia gli ufficiali di alto rango dell’apparato di sicurezza di Assad. I funzionari sono responsabili di abusi, torture ed esecuzioni di decine di migliaia di persone in Siria – non solo nel corso degli scorsi anni, ma ancora oggi”.

Per leggere il comunicato stampa di ECCHR, clicca qui.

Si veda anche, in questa rivista, C. Meloni, M. Crippa, Tortura di Stato in Siria: si apre in Germania il processo Al-Khatib per crimini internazionali commessi dal regime di Assad in Siria, 7 maggio 2020.